“Parte da Termoli e dal Molise il processo di riabilitazione della reputazione di Mino Pecorelli” queste le parole del giornalista Pino Cavuoti e del suo intervento nel corso dell’evento Aut Aut Festival dedicato al giornalista molisano ucciso nel 1979.
Ospite della rassegna culturale e dell’Ordine dei Giornalisti del Molise la giornalista Raffaella Fanelli che, grazie al lavoro di attenta ricerca e alla scrittura del libro “La strage continua. La vera storia dell’omicidio Pecorelli” ha fatto sì che si riaprissero le indagini su uno dei cold case più noti d’Italia.
Intervistata da Valentina Fauzia ideatrice e curatrice dell’Aut Aut Festival fin dal 2017, la giornalista Fanelli ha raccontato il percorso che l’ha portata ad interessarsi al caso Pecorelli ovvero la scoperta del tutto casuale di due verbali: il primo contiene le dichiarazioni di Vincenzo Vinciguerra, neofascista di Ordine nuovo e Avanguardia Nazionale, l’altro un elenco di armi sequestrate a un avanguardista amico di Massimo Carminati. Vinciguerra nelle sue dichiarazioni rivela il nome di chi custodiva l’arma del delitto Pecorelli. E nelle carte sequestrate in via Tacito Raffaella Fanelli trova la traccia del movente dell’omicidio.
Ecco dunque che inizia un lungo lavoro di ricerca sul campo e di interviste (oltre sessanta a testimoni e persone che vennero in contatto con Pecorelli) che portano alla scrittura del libro e alla riapertura delle indagini da parte della Procura di Roma.
“L’ho fatto e continuo a farlo per onore della verità perché ho trovato una famiglia distrutta, non solo dal dolore della perdita ma anche da questa macchia sulla memoria di Mino – ha spiegato la giornalista che scrive per numerose testate tra le quali la Repubblica, Sette – Corriere della Sera, Panorama, e altrettante trasmissioni televisive, da Quarto grado a Verissimo a Chi l’ha visto? -. Una verità che a Pecorelli è stata negata perché dopo la sua morte su di lui è stata messa in atto una vera e propria macchina del fango che lo ha descritto come un ricattatore, cosa che ho scoperto non essere assolutamente vera (i ricattatori lo fanno per soldi, Pecorelli non aveva soldi, anzi, la famiglia dopo la morte non ha potuto neanche rilevare la testata giornalistica O.P. come avrebbe voluto) ed i primi a contribuire a questa demolizione della sua immagine sono stati proprio i colleghi giornalisti perché, spesso accade, i giornalisti bravi come Pecorelli, sono scomodi per il potere e generano l’invidia dei colleghi”.
“Della mia inchiesta che ha riportato alla riapertura delle indagini ne hanno parlato in tanti ma senza citare mai il mio nome – spiega la Fanelli – l’unico che ha dato spazio dedicando una intera puntata di ‘Atlantide’ è stato Andrea Purgatori”.
L’inchiesta e gran parte delle interviste raccolte dalla giornalista Fanelli sono disponibili su un podcast intitolato ‘OP.’ prodotto da ‘Il fatto Quotidiano’ ed Emons Record. Valentina Fauzia ha sottolineato l’importanza del podcast quale strumento adatto a veicolare l’informazione di qualità anche tra i più giovani.
Tante le domande da parte del pubblico accolto nella Sala convegni Centro Ecclesia Mater della Diocesi, chiara la volontà di fare luce sulla vita di un molisano che troppo in fretta è stato dimenticato.
Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise Vincenzo Cimino e l’avvocato Vincenzo Notarangelo hanno ripercorso le varie iniziative poste in essere per ricordare memoria di Mino Pecorelli e hanno anticipato che così come ha già fatto la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) anche l’Ordine dei Giornalisti del Molise intende costituirsi parte offesa nella nuova indagine.
Al termine dell’evento è seguito il momento del firma copie presso il book corner della libreria Fahrenheit di Termoli, partner del festival.